CHI SIAMO

In occasione dei preparativi per organizzare il Pellegrinaggio Mondiale dei Bambini a Lourdes, tenutosi alla fine di Giugno del 2003, nel corso di una delle tante riunioni si è sentita l’esigenza di affrontare un impegno così importante in modo più adeguato, vista la particolarità dei soggetti a cui era dedicato.
Così, a partire dalla fine di Aprile l’Unitalsi ha dato la possibilità di frequentare un corso di formazione e di animazione per i giovani che partecipavano a questa grande avventura, per poter essere pronti ad accogliere e accompagnare i piccoli lungo questo viaggio. Iniziarono, come per gioco, le lezioni: la cosa più bella è stato vedere come circa trenta giovani, provenienti da diverse sottosezioni, abbiano iniziato a lavorare insieme, per un'unica meta "Lourdes Bambini". In questa bellissima atmosfera che ci ha sempre più coinvolti e resi amici è nata questa compagnia, senza grosse aspettative, ma solo la voglia di giocare e crescere insieme a loro. Il nome di questo gruppo è nato per caso da uno di noi che un giorno a Lourdes, preso dall'euforia del momento, ha gridato: noi siamo la "compagnia dei colori", e un bambino gli ha chiesto perché; lui ha risposto: "perché coloriamo la vita".
Da quel momento in poi, cominciando prima tra di noi e poi in pubblico abbiamo deciso di chiamarci così.

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martedì 17 maggio 2011

MEMORIE DI UN GIOVANE MEDICO - Viaggio all'IsolaCheNonC'è...

E alla fine rimango con una semplice impressione: quella che qualcosa di amico mi abbia preso saldamente per mano portandomi esattamente dove ero destinato ad arrivare. Non è facile definire precisamente quel qualcosa, non è facile assegnargli un nome adeguato. Eppure sento che quel qualcosa mi conosce bene e sa chi sono. Senza nemmeno accorgermene avverto l’impressione di avere acquisito un altro piccolo e prezioso frammento di completezza, di avere finalmente realizzato un’altra piccola parte della mia storia. E all’improvviso sento di essere nel posto giusto nel giusto momento. Allora faccio un respiro profondo, metto un passo davanti all’altro e mi addentro nel vivace corso di quella stessa storia: non pongo resistenza e lascio che la corrente mi trascini dove sono destinato a giungere.

Memorie di un giovane medico. Memorie di un medico che ha appena cominciato a camminare sulle proprie gambe da solo.

Con le tasche piene di insicurezze e la testa carca di entusiasmo, mi avvicino alla mia prima avventura da volontario. Sulle spalle uno zaino riempito di medicine e di caramelle colorate. Di caramelle alla frutta. Una domenica mattina sulla piazza di Milano. Il Duomo a guardarci le spalle, è quasi tempo di Pasqua. Mi attende una giornata con la Compagnia Colori.

In un istante la nostra piazza si è già riempita. Clown, animatori, genitori e tanti bambini, di tante età diverse. Abiti colorati, volti colorati, gesti colorati. Non c’è quasi nessuno che io conosca già, ma oggi non importa: oggi facciamo tutti parte della stessa avventura. Facciamo tutti parte della stessa famiglia. Un po’ fratelli e un po’ confidenti, ogni tanto genitori ma sempre tutti amici. Muovo i primi passi, mi lancio nella mischia. Le prime parole che scambio, le prime persone che incontro mi scaraventano già al centro dell’avventura. Ascolto ed osservo. Cerco di rendermi utile come persona, lascio indietro di qualche passo il medico, mi faccio avanti. Le prime danze ed i primi giochi mi coinvolgono in maniera incredibilmente naturale. E’ sempre meraviglioso giocare con i bambini. Un attimo dopo una colonna ordinata si dispone per la Processione. Alcuni rami di ulivo sventolano nell’aria tenuti da mani giovani ed allegre. Tengo per mano chi mi sta accanto, guido i suoi passi, provo ad essere la sua sicurezza. Con spirito leggero e voce pura la Processione si fa strada attraverso l’ingresso del Luogo di Culto. Prendiamo tutti posto davanti all’altare. Non avevo mai visto una chiesa così colorata e così sorridente. La Celebrazione inizia, la preghiera è festosa.

Terminato il Rito facciamo tesoro di una benedizione preziosa e ci dirigiamo verso un pomeriggio di festa. Attraverso il caos della città, lo sferragliare di un tram sulle rotaie ci trasporta verso la nostra destinazione: il viaggio del veliero ci porterà alla nostra IsolaCheNonC’è. L’Oratorio ci accoglie come persone di casa. Quindi io non posso fare a meno di servire ai tavoli il pasto che abbiamo il piacere di condividere tutti insieme. Poi è tempo di giocare.

Alcune cose non andrebbero mai dimenticate: ed io ricordo finalmente il piacere di condividere il gioco con qualcuno. Il piacere di vedere il sorriso sul volto di chi sta giocando con te. Il piacere di scoprire che quel sorriso è sincero e benefico, salutare, e che parte di quel sorriso è dedicato a te, a te compagno di gioco. Riscoprire questa sensazione mi riesce veramente irrinunciabile.

La sera corre veloce e arriva troppo in fretta. La giornta è finita. Seduto su una panchina mentre osservo il gruppo scomporsi per darsi appuntamento alla prossima avventura, ripenso a quel qualcosa che mi ha accompagnato per tutta la giornata. Forse non voglio chiamarlo per nome, forse non ne sono capace. Eppure so dove mi ha voluto condurre e cosa mi ha fatto conoscere. Tengo quel qualcosa dentro di me, accanto ai ricordi regalatimi da questa avventurosa giornata. Il medico non ha adoperato nessuna delle sue medicine, ma, tornando lentamente verso casa, sente di avere guadagnato qualcosa…

L’importanza dell’ascolto e l’espressività degli sguardi. Il piacere di una compagnia amica ed il significato di una confidenza partecipata. L’utilità delle parole ed il beneficio di una risata. La vitalità del gioco. L’effetto salutare della vicinanza tra le persone. La meraviglia di tutte quelle cose che vengono espresse ma non con le parole. Il valore delle piccole cose, delle cose quotidiane troppo spesso date per scontate. Il valore delle persone.

Lo zaino sulle spalle del giovane medico, ora, è diventato un po’ più pesante.

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